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Premessa: sto giro ho scritto veramente tanto. Probabilmente è perchè l'ho fatto mentre eravamo via, giorno per giorno. Volevo che i ricordi fossero freschi mentre li riportavo nero su bianco, in modo che un domani, rileggendo, potessero riportarmi nuovamente là.


 


Da quando ci siamo conosciuti, ormai nel lontano (per modo di dire) 2019, io e mia moglie Elisabetta abbiamo preso l’abitudine di varcare i confini nazionali non appena ci è possibile. ✈️


In estate cerchiamo di stare più vicini, avendo meno tempo a disposizione (abbiamo fatto Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, oltre all’Italia). Tra Gennaio e Febbraio invece, complice il mio lavoro che è in bassa stagione e il fatto che mia moglie lavorando sotto Natale ha ferie da smaltire, ci piace andare a scaldarci le ossa un po’ più lontano. 😎


Nel 2020 abbiamo cominciato con le Canarie, nel 2021 eravamo confinati per i noti motivi, nel 2022 siamo stati in Messico (qui trovate un resoconto), nel 2023 alle Maldive (su cui non ho scritto nulla essendo stato un viaggio votato prevalentemente alla subacquea, e si fa fatica a trasmettere con le parole le meraviglie del mondo sommerso), ed eccoci giunti al 2024.


Era un po’ che spingevo per il sud-est asiatico, la Betta l’ha girato praticamente tutto quando viveva in Australia, mentre io non c’ero mai stato. E così, per ‘sverginare’ questa mia mancanza abbiamo iniziato a incrociare le informazioni metereologiche con i voli disponibili e le date a noi più congeniali. Nel mentre, in maniera del tutto casuale, ma che secondo noi casuale non è mai, abbiamo parlato con due diverse persone che ogni anno vanno lì a svernare vari mesi. Insomma, ci è arrivata la classica ‘chiamata’ e abbiamo deciso: andiamo in Thailandia 🇹🇭.


Chi ci conosce sa che siamo entrambi dei grandi amanti del mare, quindi, quando viaggiamo, ci organizziamo in modo da viverlo il più possibile. Per la Thailandia abbiamo quindi deciso di tralasciare il nord che, per quanto si dica essere splendido, non è bagnato dal mare.


Partenza da Bergamo, scalo di un paio di ore a Sharjah negli Emirati Arabi e arrivo a Bangkok, il tutto con 610€ a testa compreso di zaini da stiva (lo specifico tanto per sfatare il mito che viaggiare dall’altra parte del mondo abbia costi proibitivi). E così è cominciato il nostro viaggio.


A Bangkok abbiamo deciso di rimanerci solo due notti, giusto il tempo di visitare qualche quartiere di questa affascinante e immensa città (tanto per capirci: la metropoli, quindi senza il circondario, fa quasi sei milioni di abitanti cioè un milione più di tutto il Veneto…). 


È una metropoli che non si ferma mai, caotica, brulicante di esseri umani, di cibo, di odori, di rumori, di volti, di auto, di scooter, di tuk tuk, di turisti, tanti, tantissimi turisti. In poche centinaia di metri si passa da giganteschi grattacieli ultramoderni a viuzze costellate da casupole e carretti di street food nelle quali riescono a sfrecciare scooter con abilità da Moto GP. Le strade di Bangkok sono a dir poco caotiche poiché i mezzi pubblici (bus, metropolitane ed MRT, un treno sopraelevato) sono scarsi in rapporto alle dimensioni dell’area quindi si finisce per girare in auto. Solo che le strade probabilmente sono le stesse di quando dovevano ancora inventare il motore termico… col risultato che a confronto il traffico di Milano è una passeggiata di salute. Noi abbiamo fatto una quindicina di km a piedi al giorno, inframezzati da corse in taxi privati (tramite Grab, un'app tipo Uber per capirci) dal prezzo irrisorio. 


Sembra un girone dantesco ma vi assicuro che ha un fascino irresistibile. È il classico posto dove non ci vivrei mai, ma che visiterei ogni anno. 


 


Cosa siamo riusciti a fare in due giorni e mezzo? 💪🏻


Un giro in battello nel Chao Phraya, l’affollato fiume che attraversa la città, una passeggiata per il parco Lumphini, una visita a Chinatown, un’entrata al complesso del palazzo reale (compreso il famoso Buddha sdraiato), visita a un paio di templi (che a me non hanno fatto impazzire ma vabbè), un giretto a Nana Plaza e al limitrofo red district, un aperitivo a Kaosan Road, un drink notturno in uno stupendo rooftop, un’oretta in uno dei mega centri commerciali (fregava nulla dei negozi, ma dovevamo comprare un paio di cosette); ci siamo rimpinzati di cibo thai dal costo ridicolo (tipo che in un ristorantino con 2 portate a testa abbiamo speso 14€ totali, compresa la beverina birra locale Chang), abbiamo rischiato la vita più volte attraversando la strada (tra la guida a sinistra a cui non siamo abituati e un loro codice della strada a libera interpretazione), ci siamo fatti fare due massaggi thai da un’ora a testa per la modica cifra di 6€ l’uno, abbiamo visitato dei caratteristici night market dove ovviamente c’erano orde di persone che mangiavano. Sembra impossibile ma a BKK si mangia a qualunque ora del giorno, ininterrottamente. Sarà che i thailandesi, come un po’ tutti gli orientali, rispetto a noi occidentali fanno pasti più piccoli e più frequenti, o sarà che con quello che costa il cibo rispetto al carburante conviene mangiare fuori piuttosto che rientrare a casa per cucinarselo, o forse è che per campare la cosa più semplice che hanno è vendere cibo… non lo so. Fattostà che ogni mezzo metro c’è uno che vende roba da mangiare. Ah, niente stranezze. Nelle zone più affollate c’è ogni tanto quello con gli spiedini di scorpioni fritti, oppure quello con i bocconcini di alligatore, ma è palese come siano cose fatte apposta per turisti. Nessun locals ci si avvicinava.


Giusto per completezza ci tengo a sottolineare come la città (per lo meno le zone che abbiamo visitato noi) fosse molto più pulita di quanto pensassi. Nessun cumulo di immondizie, pochissimi mozziconi o cartacce per terra, nessun escremento animale, bagni pubblici puliti, nessun muro imbrattato, metropolitana treni e autobus tirati a lucido etc etc. Forse da questo punto di vista avremmo molto da imparare. 


Anche a livello di sicurezza percepita lo standard è molto alto, si gira tranquilli a qualunque ora della notte senza vedere situazioni ‘strane’ (chiaramente dove siamo stati noi). Non mi addentro certo in disquisizioni sociologiche, faccio solo notare come forse per far funzionare una gran moltitudine di persone bisognerebbe che oltre a pretendere diritti si tenesse fede ai doveri, proprio come fanno i thailandesi e i loro ospiti.


Forse l’unica cosa che ci ha disturbato, comune a tutta la Thailandia, e credo anche a tutto il Sud-Est Asiatico, è l’uso smodato di plastica. Qualsiasi cosa si compri, a cominciare dal cibo, è confezionata con la plastica, vetro e carta non sanno manco cosa siano. Per chi come noi è abituato che se non usi il sacchetto ‘ufficiale’ per la plastica quelli della raccolta manco lo prendono su, vedere queste tonnellate di plastica che girano lascia un po’ interdetti. Sopratutto immaginando la fine che possa fare questa montagna di plastica prodotta... 😔


 


Il giorno successivo abbiamo preso un treno e siamo andati a visitare Ayuttayah, dove si trova il famoso sito archeologico coi resti dell’antica città. Avevamo noleggiato due biciclette ma, dopo neppure 15 minuti di pedalata, a mia moglie è esplosa una gomma… 😱 Bucare una gomma in giro per il mondo è un nostro classico, ci capita ovunque andiamo, ormai non ci incazziamo manco più, la si butta sul ridere. Il tizio del noleggio ci è venuto a recuperare offrendoci uno scooter al posto delle due bici e devo dire che ci è andata di lusso perché così siamo riusciti a girare Ayuttayah in lungo e in largo. È un sito affascinante, ricco di storia, residuo della guerra con la Birmania avvenuta a metà del 1700. Oltretutto, cosa non da poco, è la location in cui Van Damme si è allenato per lottare contro Tong Po in Kickboxer, il mitico film del 1989 che quelli della mia età conoscono a memoria… 🥊


Ovviamente mi sono messo a fare il cojone facendo mosse strane, finché la Betta non mi ha intimato di piantarla 😅


Prima di andarcene abbiamo pasteggiato in un locale che era una via di mezzo tra uno street food e una rosticceria take away, gestita da una signora thai con zero inglese che serviva solo locals. Lì abbiamo assaggiato praticamente tutto quello che offriva (aveva solo cucina vegetale locale), è stato uno dei posti più autentici dove abbiamo mangiato in tutto il viaggio. Totale 4,20€ in due… 😱


 


Il passo successivo è stato prendere un volo interno fino a Trang, nel sud della Thailandia. È stata una tappa di passaggio, giusto una cena in un locale tipico (13€ in due…), una notte in una guesthouse turistica molto carina (20€ di camera…), giretto mattutino al mercato locale per comprare un po’ di frutta (tralascio il prezzo sennò la prossima volta che vado al supermercato bestemmio…) e via di transfer in van fino al porto. Lì siamo saliti in una classica long tail boat thailandese, un barcone in legno stretto e lungo, con un motore fuori bordo dal rumore infernale ed emissioni tipo Euro -18, che in una mezz’ora ci ha portati alla prima isola del nostro itinerario: Koh Kradan. 


 


Kradan l’abbiamo scelta perché è piccola, non ci sono strade, nessun mezzo a motore oltre alle barche che fanno la spola, nessun hotel, nessun negozio, nessun locale notturno. Solo bungalow, qualche baretto sul mare, tanta foresta e tre splendide spiagge. 🌴🏝️


Dopo tre giorni di bordello a Bangkok sapevamo che avremmo avuto voglia di aria pulita, relax e mare, è per questo che avevamo scelto Koh Kradan come prima tappa. Qui i prezzi sono molto meno accessibili, non essendo un’isola abitata da locals. Noi abbiamo scelto un bungalow nella struttura più economica delle quattro/cinque presenti sull’isola, tal Paradise Lost gestita (lo abbiamo scoperto in loco) dal Signor Gianni, un expat ligure trasferitosi in Thailandia nel lontano 1982. La sua struttura è l’unica a non essere direttamente sulla spiaggia ma a qualche minuto di cammino in mezzo alla jungla (tanto per dare un ordine di grandezza lì abbiamo speso 60€ a notte, nei bungalow sulla spiaggia si oscillava tra i 150 e i 200). Una vera perla. Nel menù del suo ristorante c’erano un sacco di piatti tipici (preparati dalla moglie Thailandese), e parecchi piatti italiani. Curiosando sui menù degli altri due tre ristorantini dell’isola abbiamo notato che tutti offrivano cucina italiana, alcuni addirittura senza alcuna proposta locale. Ci hanno detto che la cosa dipende principalmente dal fatto che molti proprietari o gestori delle strutture sono italiani e ovviamente dal fatto che qualunque straniero apprezza la cucina italiana. Ora non so voi, ma noi col piffero che ci facciamo 13 ore di volo più scali, transfer, cazzi e mazzi per finire a mangiare degli spaghetti col pesto… Rimanessi qua dei mesi sicuramente mi verrebbe voglia di cibo italiano, ma per tre settimane siamo andati avanti più che volentieri di pad-thai, tom yum soup, massaman curry, papaya salad, etc etc 😋


 


Dormire in un bungalow di legno e tetto in palme nel mezzo della jungla è una super esperienza, certo presuppone un po’ di spirito d’adattamento. Elettricità solamente per una parte della giornata, nessun climatizzatore, isolamento acustico nullo (alle 5 di mattina gli uccelli tropicali fanno un casino pazzesco: tappi nelle orecchie obbligatori), presenza di animaletti più o meno simpatici. Le rane su per la porta di ingresso erano anche carine, qualche insettone non meglio precisato con un colpo di scopa se ne tornava da dove era venuto, forse mi sarei risparmiato il mezzo infarto che ho fatto nel pieno di una notte. 😱


Verso le 4/4.30 infatti sono stato svegliato dall’urlo di mia moglie, che si era alzata per andare in bagno e si è trovata davanti un bel topone. Mettersi a quell’ora a cercare non so come di farlo uscire era difficile, quindi ci siamo barricati sul letto all’interno del baldacchino con zanzariera, e abbiamo visto sto fijo de mignotta scorrazzare su una trave e finire chissà dove. Detto che probabilmente l’urlo della Betta l’ha fatto cacare sotto più di quanto lui abbia fatto con noi, posso assicurare che le restanti ore di buio le ho passate con un occhio aperto e la scopa a portata di mano… 🐭


 


Di Koh Kradan ricorderò l’estrema pace che si respirava, il camminare in mezzo alla jungla una ventina di minuti per raggiungere l’altra parte dell’isola, la splendida sunset beach e tutti i consigli ed esperienze di vita che ci ha raccontato il buon Gianni. 😍


 


Alla mattina del terzo giorno abbiamo preso un transfer, questa volta una speed boat (na normalissima barca veloce che fa da spola per le varie isole), per raggiungere la seconda isola dell’itinerario: Koh Ngai. 


In fase di planning eravamo indecisi tra Kradan e Ngai, di ognuna avevamo letto varie recensioni positive e non riuscivamo a venirne fuori. Alla fine abbiamo deciso: le visitiamo entrambe (smezzando le notti disponibili)!


 


Per certi versi sono due isole simili: anche Ngai è molto chill, niente strade, niente zona hotelera, nessuna pacchianata. Ci sono solo strutture con bungalows, baretti e ristorantini sulla spiaggia che chiudono presto la sera, jungla verdissima che arriva quasi sulla battigia. A differenza di Kradan, Ngai ha un’unica lunga spiaggia sullo stesso lato dell’isola, quindi niente attraversate boschive ed essendo rivolta a Est, nessuna sunset beach (peccato: adoriamo ammirare i tramonti dalla spiaggia). Alla fine era ancora più semplice: uscivamo dal nostro bungalow, questa volta a trenta metri dalla riva, e ci spiaggiavamo diretti (qui c’è maggior offerta di accommodation, quindi si riesce a stare su un budget inferiore. Nel nostro caso abbiamo optato per il Koh Ngai Seafood, 33€ a notte). 


Sveglia presto, passeggiata sulla spiaggia ammirando l’alba, bagnetto, e via che cominciava una giornata all’insegna del puro relax. Il tutto dimenticandosi le ciabatte: siamo rimasti scalzi tre giorni…


Qui nessuna bestia strana, anzi abbiamo fatto ‘amicizia’ con un bel geco che di notte gironzolava sul muro esterno emettendo i suoi caratteristici versi. 🦎


 


Curiosità comuni a entrambe le isole: assenza di acqua calda in camera, per lo meno nelle strutture dove abbiamo soggiornato noi (in quelle più pettinate invece c’è), mancanza di POS quasi dappertutto (se siete abituati a pagare con la carta anche il cappuccino lasciate stare, qui Only Cash e le strutture lo specificano pure su Booking che vogliono il pagamento in loco e solo in Bath), maree quotidiane molto importanti che cambiano davvero l’aspetto della spiaggia, sempre un bel venticello che rende piacevole stare al sole anche nelle ore di punta.


 


È stata quindi la volta di andare nell’ultima isola che avevamo selezionato in zona, dove ci siamo fermati cinque notti: Koh Lanta. 


È un’isola molto più grande rispetto alle prime due, ed è abitata tutto l’anno. Ha un’unica strada che le gira tutto attorno, anche se la zona in cui si vive è il lato ovest. È disseminata di spiagge, più o meno frequentate, all’interno c’è principalmente solo jungla, mentre nella parte est si trova l’Old town. La struttura dove alloggiavamo era davvero bella, molto più di quanto ricordavamo dalle foto online, tant’è che appena arrivati siamo andati in reception a verificare che il prezzo fosse veramente quello della prenotazione (45€ a notte). Ci siamo goduti un po’ di comodità: letto gigante, clima, asciugamani come se piovessero, doccia calda, mega colazione a buffet, lettini in spiaggia. Non essendo due persone molto stanziali oltre a goderci la spiaggia limitrofa (che alla fine è risultata essere una delle più belle) abbiamo subito noleggiato uno scooter (7,50€ al giorno) e ci siamo girati l’isola in lungo e in largo. Un paio di volte ho dovuto frenare bruscamente per lasciar attraversare la strada una famiglia di scimmiette sbucata dal nulla. 🐒


Lanta ci è piaciuta davvero molto, ha una dimensione ideale per non annoiarsi e nel contempo non essere caotica. Le spiagge sono lunghe e spaziose, ma per quanto l’acqua sia bella non ha le classiche location ‘da cartolina’ come invece avevano le prime due isole. È più un posto ideale dove andare a svernare vari mesi, infatti è pieno di resident e nomadi digitali che si fanno la stagione qui (che dura da novembre ad aprile). Ci siamo trovati davvero bene a Koh Lanta, grazie anche a Francesca, una vicentina che avevamo conosciuto lo scorso anno e che ci aveva parlato benissimo di questa incredibile isola dato che ci passa sei mesi l’anno da una vita a questa parte. Ci siamo incontrati, mangiato qualcosa insieme, fatto un paio di party serali e fatti dare un po’ di consigli per vivere al meglio l’isola. È sempre bello incontrare persone che hanno saputo stravolgere la propria routine, trasmettono una serenità e un'energia non comune.


 


Una bella "carrambata" è stata incontrare Valentina, una vecchia amica di mia moglie dai tempi dell’Australia (dove Valentina vive tutt’ora). Ci è comparsa una sua storia mentre era in vacanza in Thailandia, le abbiamo scritto ed è venuto fuori che arrivava a Koh Lanta l’indomani per restarci un paio di giorni prima di cambiare nuovamente isola. Pazzesco. Ci siamo trovati e passato un po’ di tempo insieme, la Vale è una numero uno. Ripensando a quell’incontro ho realizzato come la Thailandia sia un crocevia turistico incredibile, abbiamo incontrato e chiacchierato con persone da ogni dove: USA, UK, Francia, Germania, Finlandia, Israele, Russia, Spagna, Svizzera, Belgio, Giappone, Cina, oltre chiaramente a qualche Italiano.


 


Ogni tardo pomeriggio, verso le 18 andavamo in uno dei molti ‘sunset point’, a volte promontori naturali, altre bar costruiti sulla scogliera, a guardare dall’alto il sole mentre tramontava. 🌅


A Lanta ci siamo fatti pure qualche serata in uno dei locali della costa, sono dei bar molto caratteristici che mettono a disposizione sdrai, cuscinoni e tappeti direttamente sulla spiaggia. Ci si piazza lì, un po’ di musica dal vivo, qualche birretta e via di social life.


 


Piccola nota di colore, in Thailandia lo scorso anno hanno legalizzato la marijuana. Mentre a Bangkok non ci avevamo fatto troppo caso, e le precedenti isole erano troppo piccole per avere dei negozi, a Lanta ci siamo resi conto di come fossero spuntati come funghi degli shop che vendono svariate qualità di marijuana. Non sono coffee shops stile Amsterdam dove si fuma dentro, qui la compri e la fumi praticamente dove vuoi. Quindi insomma, se siete degli habitué qua trovate il paradiso, se invece la cosa vi crea disturbo sappiate che se andate da quelle parti dovrete convivere con gente (turisti) che si fuma bomboloni un po’ ovunque. 🇯🇲


 


Passati in un baleno i 6 giorni a Lanta era arrivata l’ora di ripartire. Per un attimo abbiamo valutato l’idea di cambiare leggermente programma e ritagliarci il tempo per visitare Koh Phi Phi e la sua spiaggia unica al mondo: Maya Beach (quella del film con Di Caprio per capirci). Solo che alla fine era un casino tra incastrare i trasferimenti e acquistare il tour guidato (è una spiaggia protetta, ti ci portano assieme a una milionata di altre persone, bagni i piedi, fai due foto e riparti) non proprio economicissimo. Quindi abbiamo deciso di rimandare la visita alla prossima volta che andremo da quelle parti, perché ci sarà sicuramente una prossima volta… 👋🏻


 


Insomma alla fine abbiamo proseguito con il programma, ovvero di fare una notte a Phuket. Due giorni di tempo per visitare un po’ questa grande, famosa e affollata isola. Più che affollata direi incasinata proprio. Un vero carnaio, almeno nella zona sud.


Arrivati nel mini hotel che avevamo preso in Old Town, appena superato il trauma di trovare una camera più piccola del bagno che avevamo a Lanta, ho portato immediatamente mia moglie a rimpinzarsi dato che quando ha fame la Betta si trasforma in un Rottweiler. Sta volta abbiamo beccato un posto tipo quello della vecchia di Ayuttayah quindi un incrocio tra una rosticceria e uno street food, in pratica c’è un bancone con delle teglie di cibo assortito e a gesti si indica quello che si vuole: tenete presente che era un locale thai che serve solo clientela thai, i turisti non ci mettono piede in sti posti. Chiaramente tutto a base vegetale abbiamo preso due piattoni con dentro un bel assortimento misto cucinato davvero bene, livello di piccantezza: ‘scoppio di una granata in bocca’. 🌶️  Qui abbiamo battuto tutti i precedenti  record… 2,80€ in due, ma solo perché, ripeto, era un ristoro destinato agli abitanti locali, per il resto il livello dei prezzi di Phuket risente del gran afflusso di turisti. 


 


Abbiamo quindi noleggiato uno scooter e gironzolato per l’isola, niente a che vedere con la rilassata guida che c’era a Lanta, qui se non si ha un minimo di destrezza con le due ruote è davvero difficile. Abbiamo visitato due tre spiagge e un paio di paesetti, dopodiché abbiamo ringraziato il Signore di aver prenotato solo una notte a Phuket. Probabilmente sto invecchiando, ma il casino di quest’isola non lo reggo. Per strada, nei locali, nei negozi, in spiaggia… ovunque un ammasso di gente. Anche no grazie. Bella l’acqua, molto vasta l’offerta di servizi per i turisti però personalmente non vengo fin qua per questo. Sicuramente anche su questa grande isola ci saranno delle zone più tranquille fuori dal marasma generale, con così poco tempo però era impossibile per noi andarle a cercare.


 


Fatto ciò è arrivata l’ora del pezzo forte del viaggio: una crociera blu di cinque notti tra le isole Similan e le Surin. 


Con l’aggettivo blu si intende una crociera destinata alla subacquea, si vive in barca (la nostra era da 28m) con un’altra ventina di sub, ogni coppia con la propria cabina con bagno, e, invece che ingolfarsi di cibo tutto il giorno come nelle crociere normali, ci si immerge ogni volta in un sito differente. Le Similan sono un arcipelago disabitato a circa 100km da Phuket (è per quello che abbiamo fatto tappa lì) ed è stato dichiarato parco marino protetto una quarantina di anni fa. Le Surin sono a un paio di ore di navigazione verso nord, anch’esse parco protetto. È per quello che sono tra le immersioni più belle della Thailandia, non potendo pescare nelle vicinanze o edificare la vita sottomarina è rigogliosa. La routine in una barca del genere prevede la sveglia alle 6, prima immersione alle 7, colazione, seconda immersione alle 10.30, pranzo, terza immersione alle 14.30, quarta alle 17.30 al tramonto oppure alle 19 (buio completo, una figata), cena. Nel mezzo l’equipaggio prepara i pasti, rifà le camere, carica le bombole, rifornisce di birrette il frigo per la serata. Serata che dura gran poco, posso assicurare che dopo una giornata come quella prima descritta si crolla a letto piuttosto presto. A noi hanno rifilato una cabina giusto di fianco al generatore di corrente, tralascio le imprecazioni (abbiamo inviato successivamente una mail di complaint a dir poco velenosa), ci siamo arrangiati a dormire sul ponte superiore con materassini, cuscini e coperte (queste ultime giusto per l’umidità, la temperatura di notte non scendeva sotto i 24-25 gradi). Siamo stati fortunati, abbiamo potuto dormire sotto le stelle.


Alle Similan ci hanno fatto anche sbarcare un paio di ore in una spiaggia fantastica, siamo saliti su un promontorio roccioso e abbiamo ammirato uno di più bei panorami marini che abbia mai visto.  


Non mi dilungo sulle immersioni, come ho scritto all’inizio si fa fatica a descrivere lo spettacolo subacqueo che viene offerto in determinate locations (tipo beccare un Ornate Ghost Pipefish, comune da queste parti ma difficile da individuare), posso solo consigliare a chi pratica questo sport di segnarsi le Similan come una delle tappe da fare assolutamente se si capita da queste parti. 


 


Finita la crociera ci hanno riaccompagnato a Phuket dove abbiamo passato un’altra notte, questa volta più a nord per essere comodi all’aeroporto. Ripreso uno scooter siamo andati a visitare due spiagge più isolate, davvero belle e vivibili, neanche da mettere con quelle del sud viste precedentemente. 


 


Infine abbiamo volato su Bangkok, dove abbiamo passato l’ultima notte thailandese. Viste le distanze, le tempistiche, e il perenne traffico infernale, abbiamo preso una camera in un hotel comodo all’aeroporto. Lo scalo, come per l’andata, è stato a Sharjah negli Emirati Arabi, ma questa volta per comodità c’abbiamo passato una notte e preso il secondo volo il giorno successivo. 


 


Tirando le somme mi è piaciuta la Thailandia? Tantissimo. Ci tornerei? Domani mattina. 


È un paese molto più grande di quanto possa sembrare, per riuscire a conoscerlo ci sarebbe bisogno di molto più che tre settimane, però come prima visita sono super soddisfatto. 


Ci si può andare praticamente in ogni periodo dell’anno, basta scegliere la costa non battuta dai monsoni in quel momento (online si trovano facilmente info in merito), e per i voli si ha solo che l’imbarazzo della scelta su che rotta fare. Insomma, non avete più scuse, prima o poi ci dovete andare. 😜


 


Un po’ di cosette random che ricorderò con gran piacere: pagare una cena il costo di una birra media da noi, non indossare mai le scarpe se non in aeroporto, guidare uno scooter alla maniera locale (altro che limite dei 30km/h e fucilazione se passi con l’arancione), bermi un cocco fresco appena tagliato sulla spiaggia (alla cifra di € 1.60), immergermi con l’acqua a 28-29 gradi (costanti anche a -30m), parlare con persone che sanno l’inglese peggio di me, trovare un 7 Eleven ogni 100 metri, poter mangiare ovunque a qualsiasi ora del giorno, farsi fare un massaggio al giorno da delle vecchine con le mani d’acciaio, godersi le spiagge libere (gli stabilimenti balneari sono rarissimi, la spiaggia, come ritengo giusto che sia, è di tutti; no come da noi che per stendere due asciugamani bisogna cercare su google dove sono quei 50 metri in croce senza ombrelloni), vedere delle stellate incredibili, stare in spiaggia belli tranquilli senza che nessuno si metta a tirar pallonate a 2 metri di distanza (in Italia sta roba mi fa andar fuori di testa), vedere che tutti si fermano per ammirare il sole che tramonta sul mare.


Altra nota di ‘colore’ molto positiva della Thailandia sono i bagni. Noi italiani siamo praticamente gli unici al mondo ad avere il bidet, chiunque sia andato all’estero si è scontrato con questa triste mancanza. Ecco, mentre in molti altri paesi dove sono stato non c’era nulla a supplire il caro bidet (se non la doccia, ma è davvero una rottura di palle…), in Thailandia ogni bagno, anche quelli pubblici, ha di fianco al water un doccino (tipo quello per dar da bere alle piante in giardino per capirci). Che benessere… 💩😍


 


Qualche curiosità in cui ci siamo imbattuti:


-molti proprietari di auto hanno la fissa per le pellicole oscuranti sui vetri, perfino sul parabrezza, quasi tutte montate aftermarket e dalla tonalità ‘buio pesto’. Da fuori non si riesce a vedere se c’è qualcuno seduto alla guida, da dentro sembra di essere in una camera oscura. Ci è capitato quindi su vari taxi presi la sera che il taxista, per riuscire a fare un’inversione di marcia, dovesse tirar giù il finestrino per poter a vedere bene fuori. Non proprio rilassante come esperienza.


-in Thailandia si può fumare tabacco, si può comprare e utilizzare erba, si può ‘comprare’ sesso praticamente ovunque, ma le sigarette elettroniche sono vietate. Non ho la più pallida idea del perché. Onde evitare possibili rogne all’arrivo in aeroporto ho lasciato a casa la mia, prontamente sostituita con qualche usa e getta presa nelle bancarelle per strada che le vendono sotto banco. Misteri


-il famoso appellativo ‘il popolo del sorriso’ appioppato ai thailandesi. Boh francamente non ci son sembrati sto gran che sorridenti a gratis e, se devo essere onesto, neanche interessati a ‘coccolarsi’ i turisti. La Betta è stata rimbalzata in modo scorbutico un paio di volte in altrettanti centri massaggi perché aveva chiesto di fare mezz’ora invece che un’ora, invece niente da fare perché a listino non c’era, anche se mancava giusto mezz’ora alla chiusura del negozio, tanto per dirne una… boh. 


-casini col resto in contanti. Come ho già scritto in Thai si usa praticamente solo contante. Uno si immagina siano delle macchine da guerra a far conti e dare il resto, invece no. Se tipo il conto è 210bath, e si dà una banconota da 500 più una moneta da 10 per avere il resto di 300 tondi (e agevolare quindi il commerciante) vanno spesso in confusione, fanno su un casino pazzesco. Preferiscono ridarti i 10 e mollarti una scamionata di banconote e monete indietro. Ah, quei pochi posti che hanno il POS ci aggiungono molto spesso il 3-5% di surcharge se si vuole pagare con quello. 


-il turismo poco sostenibile che sta impoverendo i mari a forza di shrimps satay (spiedini di gamberi). Noi per vedere un po’ di vita sott’acqua siamo dovuti andare in una riserva marina, altrove era abbastanza desolante la situazione. La notte il cielo è illuminato di verde: non si tratta dell’aurora boreale bensì di pescherecci che usano le luci per attirare i calamari (piuttosto unfair direi). Il mercato del pesce è prevalentemente dedicato ai turisti, i locals si rimpinzano principalmente di carne e uova. Cambiare le abitudini locali non è certo affar mio, però mi piacerebbe sensibilizzare chi visita un paese (e perché no, anche a casa propria) nel valutare delle opzioni alimentari più sostenibili, il mare è un patrimonio troppo importante per rischiarne la morte.


-le laundry. Visto che avevamo con noi già l'attrezzatura da sub che rompeva le palle per ingombri e peso, siamo partiti col minimo indispensabile come abbigliamento (e tornassi indietro lascerei pure a casa i pantaloni lunghi, mai messi su). Chiaramente dopo qualche giorno le cose iniziano a scarseggiare, poco male: è pieno di "lavanderie" un po' ovunque. L'ho virgolettato perchè praticamente sono dei garage in cui la vecchina di turno ha piazzato due tre lavatrici, e con 1€ al kg nel giro di 24h ti ridà tutta la roba. Non la stirano, e la piegano in un modo un po' bizzarro, quindi quando la tiri fuori è tutta intrappolata. Però a me piace troppo quando sono in quei paesi girare in modalità un po' "zigagna", quindi era bellissimo, oltre che molto comodo.


-noi e la fortuna coi posti in aereo. Io e Betta nella nostra vita abbiamo davvero un sacco di fortune, l’unica cosa che per qualche motivo oscuro l’Universo (forse sono le maledizioni che ci lanciate voi quando in inverno andiamo al caldo) ci fa regolarmente andar male sono i vicini di posto in aereo. Vi giuro è una cosa che ha dell’incredibile, OGNI cazzo di volta che prendiamo un volo abbiamo qualche soggetto fastidioso intorno. Sto giro l’apice l’abbiamo raggiunto nella tratta di ritorno Sharjah-Bergamo con AirArabia: sedili davanti con mamma che ha dormito semisvenuta sul tavolino d’appoggio quasi tutto il tempo, papà collassato due file più avanti… e le due ‘simpatiche’ gemelle di 5-6 anni abbandonate a loro stesse che hanno passato TUTTE le sei ore di volo a urlare, saltare, lanciarsi cose addosso. Gemelle alle quali la mamma ha fatto mangiare come pasto M&m’s, Loaker, Pepsi e Redbull, giuro su Dio. Sedile dietro con bambino di 4-5 anni che ha passato le prime due ore a prendermi a calci lo schienale sigando nella sua lingua, l’ha piantata solamente dopo che mi sono girato e con un miscuglio tra inglese/italiano/dialetto/bestemmie ho intimato ai genitori di farlo cortesemente smettere. Il fratello di sto ultimo demonio, di un paio di anni più grande, invece era sulla stessa fila ma dall’altro lato del corridoio, quando è arrivato il pasto ci si è lanciato dentro manco avesse mai visto del cibo, e a metà se l’è vomitato sui piedi. I genitori hanno ben pensato di dargli uno dei loro pasti e aspettare che lo finisse prima di cominciare a raccogliere un po’ di roba a terra. Cioè vi giuro che io e la Betta ci guardavamo sconvolti, sembrava una situazione ai confini della realtà. Per farmela passare, senza rovinarmi lo zen accumulato in 3 settimane di Thailandia, avevo anche pensato di comprarmi a bordo due tre bottigliette di un alcolico a caso, poi ho realizzato che ero su AirArabia: era già tanto che non mi avessero fatto togliere le scarpe prima di salire in aereo… 😫


Non avendo figli non sto qua a giudicare l’educazione altrui (e qui si parla di educazione, non di bambini di pochi mesi che piangono), certo è che se mai sarà il mio turno non li lascerò venir su allo stato brado e sui voli che prenderemo non li sentirete neanche fiatare, ve lo prometto. Ho anche scattato qualche foto di nascosto ai vari soggetti per testimoniare il tutto, non le allego qui giusto per non sfidare il karma...


 


Mi è mancata l’Italia? Neanche per idea, necessito di un periodo ben più lungo per iniziare ad avere un po’ di nostalgia di casa. 


Solo una ‘cosa’ mi (ci) è mancata da morire… Mango, il nostro adorato cane. Non vedevamo l’ora di tornare per poterlo riabbracciare! Nel mentre se l’è goduta nella super pensione di Alberto, eravamo tranquilli perché sappiamo che lo gestisce come fosse suo, però ammetto che ci siamo informati sulle pratiche da fare per far visitare la Thailandia anche a lui la prossima volta… 🐶


 


Infine, anche se per importanza è al primo posto, un grazie a mia moglie Elisabetta, splendida compagna di mille avventure, senza la quale nessun viaggio avrebbe lo stesso valore. Non vedo l’ora di ripartire insieme. ❤️


 


Bene, dopo tutta sta pappardella ora vi lascio con un po’ di foto. Questa volta ho deciso di lasciare a casa la macchina fotografica, non avevo voglia di peso in più e di star lì col patema che me la zanzassero (col senno di poi comunque questa paura era eccessiva). Ho usato solo il telefono (iPhone Pro 14) per fotografare (di quando in quando), alla fin fine non è il mezzo che fa la foto, ma chi ci sta dietro… 😜